V&J #8 (Primavera 2014)

V&J #8 (Primavera 2014)


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Un rapido colpo d’occhio al sommario di questo quaderno n. 8 è più che sufficiente per constatare come la redazione del semestrale Veritas et Jus sia stata ancora una volta fedele al suo principio di ricercare costantemente il dialogo interdisciplinare, interculturale ed interreligioso con ogni tema di rilevanza giuridico-istituzionale. Per questa ragione sono sicuro che non me ne vorranno gli autori dei singoli articoli e contributi se nell’editoriale per una volta mi limito a proporre al lettore due segnalazioni.

Innanzitutto, vorrei mettere in evidenza con profonda gratitudine gli interventi di due personalità laiche del mondo politico svizzero: quello di Pelli, per l’onestà intellettuale con cui si lascia interpellare dal più recente Magistero pontificio, nonché quello di Bernasconi, per la competente delicatezza con cui tratta di un argomento “scottante” alle nostre latitudini. Entrambi, senza volerlo, impartiscono una lezione esemplare ai cristiani e soprattutto ai chierici!

È come se, forse, inconsapevolmente, avessero fatto propria la provocazione dei Padri del deserto: «Se Dio avesse incaricato i teologi di scrivere il Decalogo, invece di dieci comandamenti, ne avremmo mille!». Ed è importante evidenziare, con profondo rispetto verso i fratelli ebrei, quanto annota S. Em. il Card. Ravasi nel suo contributo al nostro quaderno, ossia che Gesù Cristo «riduce i 613 precetti elaborati dalla tradizione rabbinica a due soltanto, che sono poi l’unico comandamento dell’amore (Mt 22,34-40)».

Ed è proprio l’amore la chiave della realizzazione del già citato dialogo, e come tale l’oggetto centrale della seconda segnalazione. Segnalazione non di un contributo qui pubblicato, bensì dell’omelia “storica” tenuta da Papa Francesco la Domenica della Divina Misericordia, in occasione della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Due grandi pastori o, per usare le parole del Pontefice, «due guide-guidate», perché «docili allo Spirito Santo» e quindi capaci di un servizio autentico alla Chiesa e ad ogni uomo concreto. Infatti come ci insegna il Concilio Vaticano II, «con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo» (GS 22,2). Autori e lettori di Veritas et Jus sono perciò invitati a lasciarsi sempre guidare da questo stesso amore per la verità, se desiderano davvero sospingere la propria intelligenza umana verso orizzonti ancora inesplorati.