Dialoghiamo e facciamo «un tratto di strada assieme». Reazioni di un non credente alla lettera di Papa Francesco

Dialoghiamo e facciamo «un tratto di strada assieme». Reazioni di un non credente alla lettera di Papa Francesco


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Il 4 settembre 2013 Papa Francesco scrisse a Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica, una lettera di quattro pagine. La chiamò oppure fu chiamata «Lettera a chi non crede». Scrivendola il Papa ha sicuramente pensato – per lo meno indirettamente – anche a me, a uno dei tanti che non credono nella nostra complessa società. Scrive infatti che «è venuto ormai il tempo... di un dialogo aperto e senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro».

L’obiettivo del Papa è sicuramente condiviso: ma il dialogo non è semplice, anche perché fra coloro che non credono non vi è unità di vedute intorno all’opportunità ed all’impostazione del rapporto da avere con il Cristianesimo, la comunità cattolica e la Chiesa e forse più di tutto con quest’ultima. Ma il dialogo è lanciato ed ha quindi senso parteciparvi: d’altra parte avendo il Papa scelto quale formale interlocutore Eugenio Scalfari, uomo simbolo della comunicazione, certamente già sapeva che il dialogo avrebbe coinvolto molta gente. E così è stato.

Dividerei la mia reazione in due parti: in quella alle parole del Papa sulla fede ed in quella un po’ più articolata alle sue parole sull’obbedienza alla propria coscienza, che lui descrive come una «questione per chi non crede in Dio», entrando quindi nel nostro campo di competenza. Aggiungerò qualche considerazione d’ordine più generale sul rapporto fra Chiesa e Liberalismo e sull’opportunità del dialogo.