V&J #9 (Autunno 2014)

V&J #9 (Autunno 2014)


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In una lettera del 2 ottobre 1843 ad Arthur de Gobineau, Alexis de Tocqueville – uno dei più autorevoli pensatori laici dell’Ottocento francese – delinea un preciso percorso logico e semantico che unisce libertà e religione1. In tale percorso si pone una precisa correlazione biunivoca tra la dimensione spirituale dell’uomo ed il suo desiderio di affrancarsi dai vincoli della schiavitù; l’adesione ad un ordine di valori ultramondani implica necessariamente – per il filosofo francese – la costruzione di una moralità interiore destinata a cercare senza requie la piena espressione del pensiero e dell’azione, ripudiando ogni coartazione non necessaria al fine di tutelare diritti e libertà altrui.

Libertà e religione costituiscono dunque la struttura costituzionale della democrazia, fornendo a quest’ultima i presupposti ideologici e morali necessari al suo pieno dispiegarsi in favore dell’esaltazione della dignità umana.

L’impressione è che – nell’ultimo decennio – il rapporto tra libertà e religione si sia discostato in modo preoccupante dalla prospettiva di Tocqueville: limitazioni e discriminazioni colpiscono infatti con sempre maggiore intensità chi intende manifestare la propria appartenenza confessionale nella sfera pubblica.

Su questo distacco dalla prospettiva di Tocqueville vuole indagare il presente numero di Veritas et Jus. Si tratta di un’indagine compiuta sia ponendo l’obbiettivo su provvedimenti normativi europei diretti a limitare la testimonianza pubblica della propria fede attraverso l’abbigliamento, sia riflettendo su “nuovi ordinamenti” che fanno della negazione della libertà religiosa il primo presupposto della propria esistenza (l’ISIS, autoproclamatosi “califfato islamico” a dispetto degli stessi musulmani, o perlomeno della loro grande maggioranza), sia tornando a presentare lo straordinario contributo offerto dal cristianesimo allo sviluppo di un progetto di libertà (paradigmatici in proposito i due articoli su prelature personali e tutela della dignità della donna nel diritto canonico).

Questo numero è dedicato ad un membro del nostro comitato scientifico internazionale che – Maestro nel delineare il contributo offerto dalla religione allo sviluppo della libertà e della dignità dell’uomo – ci ha lasciato alcune settimane or sono. Ci riferiamo al Prof. Dr. Vittorio Dan Segre, Presidente dell’Istituto di Studi Mediterranei dell’USI, già professore in alcune tra le più prestigiose Università del mondo (Oxford, MIT, Stanford, Haifa), che per un lustro ha contribuito in modo determinante allo sviluppo di Veritas et Jus.

Vittorio Dan Segre ha saputo offrire a questo semestrale non solo le sue insostituibili riflessioni teoriche, ma anche una passione civile ed un amore per la discussione che devono essere di esempio per tutti i nostri redattori: redattori che sono chiamati a riconoscere nel rapporto tra spiritualità e libertà una delle chiavi dell’esperienza democratica.